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Ché, quantunque il suo mal con vecchia cura
nel petto giovenil tenga sepolto,
io Tho pur visto a mezza notte oscura
bagnar di pianto il delicato volto
e percuoter col capo vostre mura,
come se fosse de’ suoi sensi sciolto;
sentito l’ho (questa è la pena vera)
ragionar con quei sassi in tal maniera:
13
— Pietre, de la mia dea men fredde e dure,
udite voi quel ch’ella udir non degna:
beate voi, che le sue membra pure
cingete sempre! qual me, voi non sdegna.
Sempre l’adorerò, strazimi pure,
fin che nel petto il debil spirto regna. —

Ahi ! come al suon di si pietosi accenti
non ti aprivi tu, mur, dai fondamenti?
14
Piú cose e piú quest’ umil voce tace,
perché son note a voi tanto che basta.

Se pietá è in voi, al mondo ed al del non spiace;
in donna alcuna l’onestá non guasta;
crede ben qualche sciocca e pertinace
esser chiamata piú de l’altre casta;
ma un’ingrata e crudel sempre è tenuta
chi perir vede un servo e non l’aiuta.
15
Non lasciate venir dunque piú manco
un Adone, un Narciso, un Ganimede,
un che di pura e salda fé non manco
che di bellezze ogni altro eccede,
di sospirar, di lacrimar giá stanco:
soccorso onesto a le sue fiamme chiede;
non cerca vostro onor né vostra fama,
ma sol per servir voi la vita brama.