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Ché, come Febo d’ogn’intorno suole,
allor che ad albergar col Tauro torna,
far nascer per le piagge erbe e viole,
e come del suo lume il mondo adorna,
cosi lá dove questo vivo sole
volge i begli occhi, subito s’aggiorna,
e con quella virtú che da lor piove,
desta, ove mira, ognor bellezze nuove.
21
O piú di quante sono a questa etade,
donne, felici voi quanto il mar gira,
cui dato è di mirar si gran beltade !
ma piú felice chi per lei sospira!

Coni’è giunta bellezza ad onestade

non sa chi ’l viso di costei non mira;

né può sapere com’Amore scocchi

chi non sa il fiammeggiar de’ suoi begli occhi.
22
E chi potesse ben mirar d’appresso
come li regge e li governa Amore
e contemDlar com’ogni studio ha messo
Natura e ’l Cielo in lor per farsi onore,
quanto di gioia agli altri ha il ciel concesso
fin qui, dir si potria pena e dolore
a paragon del suo felice stato
sopra ogni uso mondati lieto e beato.

  • 3


Ché, siccome dir si può felice
cui per grazia è concesso il veder Dio,
né brama piú (ché piú bramar non lice)
e di ciò solo appaga il suo desio,
cosi di questa vostra alma Fenice,
da cui lunge sen fugge ogni aspro e rio
cordoglio, rimirar potesse intento,
qui non meno che in ciel vivria contento.