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Ed acciò che ’l sentier che vi conduce
a la sua gran bontá scorger poteste
e, seguendo dei ver retema luce,
gloriose qua giú, donne, vi fèste,
del vital corso vostro una per duce
vi die’, del seggio suo ninfa e di queste,
ch’ora meco qui son, fida sorella,
ma de l’altre però piú saggia e bella.
5
Questa da l’alto ciel che l’ama e onora,
venne qui cinta di celesti rai
e cerca col suo esempio alzarvi ognora
ove per voi non vi alzereste mai :
ma sorde e cieche al vostro bene ancóra
pur vi mostrate; ché dovreste ornai
conoscer questa dea del paradiso
a l’andar, a la voce, agli occhi, al riso.
6
Onde ’l Motor che ’l suo leggiadro pegno,
di cui forse altro in ciel non ha piú caro,
ormai che non prezzate a piú d’un segno,
come si converria, veduto ha chiaro,
ora manda qui me dal suo bel regno,
ch’esservi ancor de la sua grazia avaro
non vuol, pur che ’l suo don da voi sia, quanto
cosa santa si dèe, gradito tanto.
7
E per bocca di lui, donne, vi dico:

— Non sprezzate del ciel cotanto bene,
s’ai desir vostri aver bramate amico
Giove e l’ore gustar tutte serene:
cosi ’l vostro terren fia sempre aprico,
sempre fiorite queste piagge amene,
e fresca ognor sará vostra bellezza
senza temer di tempo e di vecchiezza.