Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/225

CXLVII Al medesimo nell’occasione medesima.

Al gran nome d’Ottavio, che rimembra
la pietá de l’antico, in me si desta
nuova speranza d’ammantar le membra
per voi, signor, d’una piú ricca vesta.
Mirando io voi, di veder lui mi sembra
al vólto augusto, a l’onorata testa:
or se per lui vezzosa fui donzella,
che fia, vecchia, per voi ritornar bella?

CXLVIII


Al cardinale Giulio della Rovere
innamoratosi a Ferrara.

(circa il 1548)

Re degli altri, felice, altèro fiume,
che dianzi ornar le tue famose sponde
nuova pianta vedesti e nuove fronde
e nuovo cigno con purpuree piume;

come al cader del mal rettor del lume
giá col pianto al tuo seno accrebber Tonde
quelle il cui volto dura scorza asconde
e piangendo anco serban lor costume;

cosi, quantunque spanda i rami altrove,
nel tuo terreno ha le radici e fuora
lacrime stilla il sacro arbor di Giove.

Non è la speme fulminata ancóra,
ma da profonda parte il duol si muove,
e quella il sa che le tue rive infiora.