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Titiro risonar il Mincio umile,
80 picciolo dono al tuo valor qui fanne.
Questa fé’ lieti i greggi e le capanne,
questa i campi vesti d’eterno aprile,
alzossi questa in si superbo stile,
che, spenta, Troia ancóra altèra vanne.
85 Tempo fia che non pur l’italiche onde
te re de’ fiumi adoreran divote,
ma la Garonna, il Ren, l’Albia e l’Ibero.
Ed egli intanto fra l’erbose sponde
ti pasce un cigno, il qual cantando puote
90 colmar d’invidia e l’uno e l’altro Omero.—
La Parma poi d’un vago scudo adorno (»)
il Tebro onorar volse,
e tai parole sciolse:
— Iddio ti salvi, Tebro ottimo e vero, (*)
95 degli uomin rege e padre degli dei,
a cui s’inchina il Nilo e ’l Gange altiero,
la Tana, il Tile e ’l fiume degli Ebrei,
Rodano il fertil ed il ricco Ibero
e ’l Po col Mincio, ch’è per tanti Orfei
100 illustre e chiaro, a le cui placid’onde
pascon cigni di voci alte e* gioconde.
Indi ’l Sebeto, c’ha di ninfe intorno
con la sirena piú di mille cori,
la Macra, che dai colli ove soggiorno
105 fan Bacco e Palla, il capo tragge fuori,
e, di mirti e di fior le tempie adorno,
Arno ti rende li dovuti onori,
poi che sei quel eh’in cielo e in terra reggi
l’alto scettro di Dio con dritte leggi,
no Questo celeste scudo or da me prendi,
di trofei sacri a maraviglia altiero,
col quale armato, in breve e scacci e prendi
(1) Del Coppetta [Ed.].
(2) Di Vincenzo Menni [Ed.].
