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CXV

Contento di saperlo negli amorosi affanni,
(tra il 1541 e il 1546)

Piacemi aver fra le mie pene inteso
che voi siate anco in l’amorosa schiera,
non per veder languirvi, ma perch’era
forse il vano ardir mio da voi ripreso.

Or non sará ch’il duol ch’a voi paleso,
non acquisti appo voi fede piú vera,
né mi si potrá tór eh’ io non ispera
gioir, vostra mercé, nel fuoco acceso:

ch’uom misero ad altrui creder non teme,
e ciò provolo in me, ch’afflitto e gramo
parmi veder tutte mie pene in vui.

Partiamo dunque i sospir nostri insieme;
e, s’altro non potemo, almen mostriamo
che l’aflanno d’un sol rincresca a dui.

CXVI


A tale, innamorato di una Bentivoglio.

Or c’hai donato te medesmo, come
si dona un fior o cosa altra piú lieve,
ben ti voglio annunziar, perché men greve
ti sia il portar de l’amorose some.

Ne le due prime note il suo bel nome
ben ti promette in poco spazio e breve,
e voglio suona il fine; onde si deve
sperar che ’l dono ogni sua voglia dome;

e poi, venendo a ragionar con lui,
se tu gli dici «ben ti voglio», ascolta
le tue parole e volontier risponde.

Giá son le voci al tuo disir seconde;
segui l’augurio, o cuor, poi che una volta
donato sei né ti puoi far d’altrui.