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CVII
Nelle scorrerie dei Colonnesi in Roma. (1540-1541)
Dopo tante percosse e tante offese,
spogliati i tempi, accesa e rovinata
e tante volte e di si stran paese
a tante genti in preda abbandonata,
misera Roma, poi che l’armi ha stese
nel tuo bel petto, ov’or cerca l’entrata,
il proprio figlio, quai schermi o difese
ti renderan mai piú lieta e beata?
Giá regina del mondo, or quella or questa
gente ti die’ tributo e fèssi amica:
or di quei primi figli è spento il seme.
Il Tebro il sa, ch’a la memoria antica
de’ primi figli spesso alza la testa
e con fronte di toro irato freme.
CVIII
NeH’occasione medesima.
— Giá non d’Africa vinta e soggiogata
né di Iuba o Farnace o d’altri eroi
girán pomposi i temerari tuoi
trionfi or per via Sacra or per via Lata.
Ma, quando ben vincesti, oh che lodata
vittoria! o che diran gl’indi e gli eoi?
— Questo crudel — diran — su i carri suoi
menò l’afflitta madre incatenata. —
Con tai parole, d’ira e duol presaghe,
Roma dolente a piè d’un marmo stava
d’una vittoriosa alta colonna;
e con la man, giá vincitrice e donna
de l’universo, misurando andava
del proprio petto le profonde piaghe.