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XIV
L’Italia e la pace.
(>529-1530)
Fia mai quel di che ’l giogo indegno e grave
scotendo, con l’esilio, degli affanni,
possiam dir: — O graditi e felici anni,
o fortunata libertá soave! —?
Cosa non fia che piú ne affligga e grave,
or che ’l ciel largo ne ristora i danni,
or che la gente de’ futuri inganni
o d’altra acerba indegnitá non pavé.
Fia mai quel di che, bianca il seno e ’l volto
e la man carca di mature spiche,
ritorni a noi la bella amata Pace;
e ’l mio Buonviso, con onor accolto
fra i degni tòschi c’han le muse amiche,
senta cantar d’Amor l’arco e la face?