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XXXVI

Inadeguata a lei ogni lode.

Potessi io pur con dolci rime e belle
de le vostre eccellenze ornar le carte,
come affaticherei l’ingegno e l’arte
per darvi grido in queste parti e in quelle;

ma, perché ognor di voi lodi novelle
io mostri al mondo in piú d’un foglio sparte,
del vero adombro la millesma parte
e l’arene contar cerco e le stelle.

Meglio è dunque tacer quel ch’ognun vede,
che far del vostro ricco fregio ed alto
in si povero stil si bassa fede:

se col dito vi mostro, assai v’esalto,
e se penna piú su volar si crede,
d’Icaro tema e di Fetonte il salto.

XXXVII


Prodigi delle bellezze della sua donna.

Veggio al vibrar de l’auree chiome bionde
rimaner de le stelle i raggi spenti,
al muover de la fronte in aria i venti
fermarsi e ’l ciel farsi tranquillo e Fonde;

resta smarrito ’l sole e si confonde
al folgorar de’ vaghi occhi lucenti,
e le due rose ognor fresche e ridenti
fan che l’aurora il suo vermiglio asconde:

or del volto, degli occhi e de le chiome
se ’l primo onore a voi, donna, conviensi
e di luce sortir l’effetto e ’l nome,
di si largo splendor Amor dispens
tanto che scacci le mie notti, come
veggiol tutto allumar co’ raggi intensi.