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XIV

Un sqgno gliei’ha fatta pietosa.

Sogno, che spieghi al mio bisogno l’ali
e con tuoi dolci e mansueti modi
quell’aspro cuore intenerisci e snodi,
ove Amore spuntò ben mille strali,
dammi le voci a le tue penne eguali,
perché altamente io ti ringrazi e lodi,
poi che la man, che giá mi strinse i nodi,
move a curar le mie piaghe mortali.

L’immagin sua non piacque al bel Narciso
quanto a madonna l’ombra sua, che finse
le mie lacrime vere e ’l viso smorto.

Mentre dormiva (e fu ’l tuo saggio avviso),
pietá l’entrò nel petto e ’l cor le avvinse;
e piú ch’ella indugiava, i’ sarei morto.

XV


Dura come diamante, la sua donna.

Il bel diamante, ov’io mi specchio, fammi
veder la mia stess’alma in fuoco ardente,
né vedendo io minor quel ch’ella sente,
non bassa speme a l’alta impresa dammi:

che se tu, come suoli, Amor, l’infiammi,
ed essa ogni ora piú d’arder consente,
ragione è ben che tant’incendio aliente
la durezza che incontro ancóra stanimi.

Né spero invan, ché un liquor molle spezza,
se non mente il rumor, quel duro obietto,
se bene il ferro al suo rigor s’arretra;

e se pur, come il ferro, il fuoco sprezza,
pianto e sangue versando gli occhi e ’l petto,
avran forza d’aprir si dura pietra.