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98 | tommasina guidi. |
la lettera e le dita di Tonino Grim***, poi le sue sopracciglia si contrassero vivamente.
— Che cosa vuol costui? mormorò Cecilia guardando la lettera e appoggiando la testa contro la parete.
La Rigotti aveva sete di emozioni; intravedeva il profilo dell’amore fin nel limpido, puro specchio dell’anima d’un adolescente. Se nella vita contemplativa a cui voleva darsi, si fosse insinuata l’immagine del bel fanciullo che le stava allora arditamente vicino, le cui mani le avevano sfiorate le pieghe dell’abito su le ginocchia, forse sul freddo scanno del coro essa avrebbe dovuto sussultare di fremiti, e la sua cella di cappuccina sarebbesi illuminata da chi sa quali splendidi e terribili sogni!
— Legga, signorina Rigotti, disse Tonino che non sapea comprendere il perchè di quella lentezza, di quel pallore diffuso sul viso sofferente della giovane donna. — Le lettere o non si accettano o si leggono tosto. Il cuore mi dice che dentro questa lettera vi è un soffio capace di rovesciare il disegno del monastero.