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Tonino era la gioia di tutti, ma tutti però lo paventavano in certi giorni di soverchia allegria, quando il suo brio degenerava in provocazione, in petulanza.

Tonino trasse il cognato nel campo e lo lasciò con due contadini che si misero seco in discorso. Tornò frettoloso nel prato ove Paolina girava ancora svogliata e malinconica come prima e Cecilia al posto medesimo pareva sempre interrogare le nuvole che man mano si facevano color di cenere come i pensieri di lei.

Tonino voltando le spalle a sua sorella si appressò all’angolo del casino, sbirciò la Cappuccina in erba e si piegò a raccogliere un sassolino dicendo a mezza voce:

— Signorina Rigotti!

Cecilia abbassò gli occhi.

— Ho una notizia da darle, signorina Rigotti. — Si raddrizzò nell’elegante e ardita altezza de’ suoi sedici anni, fissando Cecilia con l’occhio furbo e indiscreto. — È venuto oggi il signor Polli a domandare di lei.