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62 tommasina guidi.


— Sì. Ho esaminata la mia situazione e mi son persuasa nulla esservi di meglio per me.

— Ma non pensi al dolore di lasciare tua madre?

— Vi ho pensato, ma poichè ho avuto la forza di sopportare la disgrazia di mio padre, sento di poter reggere a qualunque altro distacco. Vivevo in una completa ignoranza di affari, nell’abitudine di star bene e nell’inganno di credermi qualche cosa nel mondo!... in piena spensieratezza, abbagliata dall’illusione, mi son trovata ad un tratto nella dura necessità di lavorare. Lavorare io?... vi ricordate, Paolina, la vita che conducevo? Non so lavorare, non posso, non voglio accettare quest’ultimo scampo che mi vorrebbe offrire il destino e preferisco il chiostro alla bottega dell’operaia.

— Se il chiostro non avesse altro che rose da darti! fece Paolina dolcemente. Ma riflettete che l’austerità del convento, la grave responsabilità dei voti deve essere ben più opprimente all’anima, di quanto la fatica del lavoro possa