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me... Sono allegra e felice. Ti aspetto prima del solito.»

Prima di chiudere, lesse, stette un momento titubante, poi aggiunse in un angolo: «Se non trovi il tempo d’andare tu stesso a casa dalle Rigotti, manda una riga a mio padre e pregalo di condurre la Cecilia.»

Si sentì sollevata dopo aver messa la poscritta, chiuse, suggellò e mandò la lettera. La risoluzione era stata bellissima, n’era soddisfatta, ma le costava una grande fatica.

Paolina combatteva le prime scaramuccie della vita; quelle piccole guerricciuole che sembrano atroci all’anima della novizza, e che, in progresso di tempo, quando l’anima è un mare fluttuante e irto di scogli, appaiono nei ricordi lontani a guisa di punteggiature quasi invisibili.

Passò le ore affaccendata e distratta; andò dalla sua camera al giardino, dal giardino in cucina almeno cinquanta volte, dimenticando sempre qua e là un oggetto, dando e ritirando ordini che si contraddicevano. Affrettava col de-