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22 | tommasina guidi. |
cida? Io dico di no. La cortesia e la pietà vorrebbe poi dirli pazzi, ma pazzia non ve n’è; è viltà, signori miei. Sapete quando è che la pazzia trascina l’uomo al massimo del delitti? Quando una incurabile malattia ha finito di cancrenargli il sangue; allora, nella lotta sfruttata da lunghi spasimi si cancella nell’anima la dignità di se stessa e soccombe alla suprema tentazione. Ma colui che vi lascia una letterina scritta con mano ferma, che fa colazione, beve il vermut, scende in giardino e si dà un colpo mortale, quello non è mica un pazzo, Tonino, è un ribaldo, è un poltrone che fa pompa del suo coraggio come faresti tu, per esempio, quando fai un salto dall’alto.
— Avete ragione, babbo; rispondeva Tonino, un bel ragazzo di sedici anni, dalla fisonomia intelligente, briosa e dolce ad un tempo. Il Rigotti si è portato male... ma possibile che non abbia lasciato un po’ di risparmio!
— Risparmio?... Ma Rigotti faceva dei debiti!
— E la Cecilia dunque? sospirò la figliuola.
— Non avrà niente di dote?...