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12 | tommasina guidi. |
— Benissimo.
— Hai qualche cosa da raccontarmi?
— Non saprei, Zaeli, non saprei... ah ti prego, non guardarmi così! quando ti dico di non aver nulla!
— Bimba, bimba! fece l’avvocato, considerandola e minacciandola col dito. Non farmi misteri, veh! sai ch’io vivo in te, e se non ti vedo quieta, m’inquieto anch’io...
Paolina sorrideva, si coloriva in viso, risuscitava sotto la dolce e benevola influenza dell’amore sincero. Confessare le sue pene di gelosia non lo poteva senza sentirsi vergogna; negare d’aver sofferto un attacco di bile, un insulto di malinconia le pareva ingratitudine e offesa verso il cuore che s’interessava di lei, e d’altronde sentiva necessità di concedersi uno sfogo, di vendicarsi in qualche guisa contro Cecilia Rigotti.
— Vuoi saperlo? disse risoluta. Ho dell’ira.
— Dell’ira, Paolina? caspita, e non mi dici con chi?