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non dirò io alla servente che tolga di mano a Cecilia questa borsa e gliela porti fino a casa sua?...

— Non amo che tu rimanga sola, disse Zaeli. M’incarico io di questa faccenda.

E prese di mano alla Rigotti il peso leggiero.

Paolina vide allontanarsi suo marito a fianco della Rigotti che attraversata la strada, messo il piede sul viale del giardino pubblico, girò indietro la testa, salutò anche una volta l’amica. Il raggio del sole ne abbelliva il sembiante, il cappello nero rendeva più bianca quella fronte su cui si spartivano i capelli naturalmente ondulati, lucidi, splendidi alla gran luce del cielo.

Appoggiata al pilastro del cancello, Paolina mormorava coi denti stretti:

— Non v’è più rimedio!

Difatti non v’era rimedio. L’avvocato Zaeli era per circa mezz’ora in balìa di Cecilia Rigotti, il cui fascino, il cui maligno intendimento poteva, secondo l’opinione di Paolina, metterne a cimento la pace, la serietà, l’onestà rara. Non v’era ri-