Pagina:Guida per la città di Firenze e suoi contorni (IA guidaperlacittad00form).pdf/18


III

     Pinsi, e la mia pittura al ver fu pari;
     L’atteggiai, l’avvivai, le diedi il moto:
     Le diedi affetto: insegni il Buonarroto
     A tutti gli altri, e da me solo impari.


Come a Masaccio della naturai dipintura, al Leonardo da Vinci siam debitori della grandiosa e sublime. Questo sovrumano ingegno guidandola all’apice del suo splendore fu norma unitamente a Michel'Angiolo, al Ghirlandaio a Fra Bartolommeo e ad Andrea Luminari della fiorentina scuola la quale se non ottenne il primo vanto nel colorito conseguì quello per altro della correzione del disegno e della composizione.

La scultura presso i Greci che tanto sentirono il vero bello della natura era giunta al più alto grado di perfezione talché in oggi il chiamar greca una statua è lo stesso che annunziarne quasi l’eccellenza. La scultura io dicea era caduta pur essa in tale avvilimento ed oscurità che non vi voleva meno di un genio straordinario qual fu Niccola Pisano per ritornarla alla luce.

Il suo bassorilievo della cattedrale d’Orvieto in cui con viva ed ardita fantasia il regno espresse della perduta gente e l’urna di S. Domenico in Bologna ne sono la prova più luminosa. Ma nè ad esso nè a Giovanni suo figlio nè ad Andrea Pisano, nè

,

,

,

,

,

,,

,

,

,

,