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Entro di esse furono rinvenuti alcuni scheletri, qualche moneta di bronzo, e diversi vasetti di terracotta, dipinti a fondo nero ed ornati di rosso, i quali sono di fabbrica Campana.
Per giungervi deve percorrersi la campagna, giacche resta lontano nella parte scavata circa 400 metri.
L’Anfiteatro non solamente era frequentato dagli abitanti della città, ma bensì dalla gente straniera, che vi accorreva in molto numero. Avvenne un giorno una disputa (Tacito annal. lib. 14) tra i Coloni di Nocera ed i Pompeiani mentre assistevano allo spettacolo dei gladiatori dato da Levineio Regolo. Dalle parole si venne ai sassi; finalmente presero le armi. I Pompeiani ebbero il di sopra, ed un gran numero di nocerini vi perdettero la vita. Talchè il senato romano, dietro l’avviso dei Consoli, sospese per dieci anni gli spettacoli, ed annullò i Collegi contrarii alle leggi; e Levineio unitamente ai capi della sedizione furono esiliati.
Era questo luogo destinato per le pugne gladiatorie e pei combattimenti di belve feroci cogli schiavi, ove accorreva il popolo in gran folla per godersi degli spettacoli i più atroci che mente umana possa immaginare; in somma si voleva veder morire con ilarità e disinvoltura. I popoli della Campania furono i fondatori delle scuole gladiatorie che appellavano col nome di famiglia. Anche a Pompei eravi questa scuola, siccome è rilevato dalle iscrizioni, che parlano della famiglia gladiatoria di Numerio Popidio Rufo e di quella di Ampliato.