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cati sugli scalini che veggonsi sul piano del Larario medesimo.
Tra il primo ed il secondo cubicolo sta un sodo di fabbrica, ove stava collocata la cassa del peculio stante che il proprietario Cecilio Giocondo era un banchiere (Argentarius). Nella parte interna della casa fu trovata una gran quantità di libelli cerati, cioè tavolette coperte d’uno strato di cera, su cui scrivevasi mediante una punta di ferro.
Di fronte sta il tablino con allato un pilastrino su cui stava il ritratto in bronzo del padrone di casa.
Il peristilio è circoscritto dalle colonne del porticato, nel cui centro sta l’area pei fiori. Il muro a dritta era dipinto a boschetto, con alcuni animali selvaggi. Sul lato opposto sta una vasca sostenuta da colonnetta scanalata, ammirevole per la leggerezza della sua forma.
Il gran salone a sinistra è ben decorato di dipinti, con due quadri; l’uno di Arianna che presa dal sonno è abbandonata da Teseo nell’isola di Nasso, mentre l’eroe sta sul punto d’imbarcarsi sulla nave, l’altro di Paride che giudica della bellezza delle tre dee. Assai degradato. Quì noteremo una iscrizione graffita che sta nel basso della parete a dritta, concepita nel seguente modo:
- Quis amat valeat
- Pereat quì nescit amare
- Bis tanto pereat quisquis amare vetat.
cioè:
- Viva colui che ama
- Muoia colui che non sa amare
- Muoia due volte chi proibisce di amare.