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to su d’uno dei pilastri, a dritto del porticato, non che le statue d’Apollo e di Diana, anche quivi rinvenute.

Il tempio è molto spazioso e ben decorato di marmi. Ha 48 colonne di ordine corintio, che formavano un porticato coperto da tetto, ed a destra osservasi la scultura di un erma in marmo bianco figurante forse Maia, ossia la Terra.

Innanzi al santuario è l’ara per i sacrifizii, e leggesi una iscrizione ripetuta in due lati di essa, da cui rilevasi che,

M. Porcio figlio di Marco, L. Sestilio figlio di Lucio, Cn. Cornelio figlio di Cneo, A. Cornelio figlio di Aulo, Quatorviri, dettero a fare questo monumento per decreto dei decurioni.

Altra iscrizione si legge sopra una colonna di marmo cipollino che trovasi a sinistra della scalinata, la quale serviva a sostegno di un orologio solare; ivi fatto collocare da

L. Sepunio Sandiliano figlio di Lucio, M. Erennio Epidiano figlio di Aulo, Duumviri per amministrar la giustizia. A proprie spese.

L’epigrafe di maggior interesse fu quella che oggi è al Museo di Napoli, dalla quale si rileva che M. Olconio Rufo, duumviro di giustizia per la 3.ª volta, e C. Egnazio Postumo duumviro giusdicente per la 2.ª volta, con decreto dei decurioni, hanno comprato il dritto di chiudere le finestre per 3000 sesterzi, ed hanno avuto la cura di fare elevare fino al tetto il muro particolare dei pompeiani.

Indi si passa al Foro