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clero ebbe a fargli solenni esequie, come a vincitore! Poco dopo fu trasportato alla Certosa di Firenze; e di qui, imbalsamato, lo rinviarono a sua madre, che pur poco innanzi per lettera gli presagiva, se da quella guerra non si fosse ritirato, vi avrebbe incontrata la morte.

Allora i Ferrucciani a gridar vittoria, a inseguire i fuggenti; e, viste apparire nuove bande di Lanzi, impedir che girasser le mura, e li cogliessero alle spalle.

Avvenne che uno Spagnolo uscito dalla battaglia, corse annunziando la morte del Principe, e la vittoria del Ferruccio, che fu creduta per qualche ora a Pistoia ed a Firenze, e sino in Roma dal Papa stesso.

Intanto però fra lo spesso rintronar per le selve degli archibusi ed il fischiar delle palle, ecco giungere un balestriere del Commissario a chieder soccorso da’ suoi, perchè mille schiere di Lanzi che facevan le finte di girar sotto al castello, vi eran già penetrate per la porta Peciana, e rinnovavano fiera battaglia coi prodi italiani, stanchi omai dal pugnare con le bande del Maramaldo, che si tenevano per isconfitte. Accorsero subito per la porta Papiniana: ma non è a descrivere l’orrenda strage che si videro fatta de’ loro compagni dall’orde Tedesche e Spagnole, che in numero di 2000 trattenutesi in riserbo alla Forra armata, tra Cavinana e Maresca, ora da ogni parte irrompevano nel castello! Niuno però degl’Italiani vi fu che, con costoro, benchè superiori di numero, non tentasse l’estrema prova dell’armi. Ferruccio poi fra di essi, e col brando e col grido non cessava