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Agricoltura. — I prodotti della montagna sono di varia specie, essendo essa delle più vestite di alberi fruttiferi, e delle meglio coltivate sino alle più alte vette dell’Appennino. Non vi manca un qualche ricolto di cereali. A compenso della mancanza delle viti e degli ulivi, grandissima è la raccolta che si ha dei castagni che ricoprono il dosso dei monti, e che crescono più vigorosi per entro alle valli. Dove poi è scemato questo ricolto per avervi tagliate e diveltate le selve, aumenta quello delle patate, dei grani marzoli e dei fieni. Le ampie e belle vallate di Mandromini e del Teso, e quelle pure della Badia a Taona, sugli alti gioghi dell’Appennino, hanno in gran copia boschi cedui ed eccellenti pasture. In quelle praterie tutte irrigate da ruscelletti, ricchissima vi è la flora e vi si recano a erborizzare i naturalisti. Vi si raccolgono lamponi e fragole, e queste e i funghi quasi in ogni parte della montagna; lo che è oggetto di non tenue guadagno.
Commercio. — Una delle rendite più notevoli è il commercio del bestiame pecorino, in specie per la recente introduzione delle merine: tanto che si può dire che se tutto vada prosperamente, considerata la vendita della lana, del latte pel butirro e pel cacio, e dello stesso governo pecorino, quasi raddoppiasi il capitale. Questo bestiame in inverno si conduce a pasturare in Maremma.