dovi belle ottave e la vita dettata da lei con tanta verità, e co’ più vivi colori. Per gli scettici sui popolari attuali improvvisatori di questi monti, e in generale di quelli di Toscana; i quali si sa, inculti come sono, vi dicono quel che sanno, ma sempre con facil verso e bei modi di lingua, e non di sotto dialetti, ma di vera lingua italiana, e dove sempre almeno il buon senso predomina; dopo le riferite autorevoli testimonianze di Tommasèo, del Giuliani, non che di quanti che gli odono di continuo e in buona fede ne riferiscono; ci piace di ristampare una curiosa relazione di un celebre straniero sopra una montanina improvvisatrice di circa trecent’anni fa, e che ancor si direbbe somigliasse a pennello la nostra Beatrice di Pian degli Ontani. Nel Giornale di un viaggio del francese Michele di Montaigne in Italia nel 1580 e 1581, tomo III, Roma e Parigi, 1774, in 12°, a pag. 48, ecco quello che vi si legge, e che riportiamo nel genuino originale, scritto da esso in italiano: — Invitai tutti alla cena... feci mettere a tavola Divizia. Questa è una povera contadina vicina due miglia dai Bagni (di Lucca) che non ha, nè lei, nè il marito, altro modo di vivere che del travaglio di lor proprie mani; brutta, dell’età di 37 anni, la gola gonfiata. Non sà nè scrivere, nè leggere. Ma nella sua tenera età avendo in casa del patre uno zio che leggeva tuttavia in suo presenzia l’Ariosto, et altri poeti, si trovò il suo animo tanto nato alla poesia, che non solamente fa versi di una prontezza la più mirabile che si