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pian degli ontani | 147 |
gnerebbe legger quelle sulla morte del suo figliuolo e il lamento sulla rovina di Lizzano, per conoscere come sia potente il dolore espresso con semplice poesia, ma ispirata da un amor vero e profondo. Il prof. G. B. Giuliani nel suo libro Sul vivente linguaggio della Toscana (Firenze, per Le Monnier, 1865) in cinque lettere dirette al Tommaseo, fa di questa donna una particolar descrizione, pubblican-
O rondinella che vieni dal mare,
Ascoltami, ti vo’ dir due parole.
E dammela una penna di tu’ alie,
Chè scriver vo’ una lettera al mio amore.
E quando l’avrò scritta e fatta d’oro
Ti renderò la penna e il tuo bel volo;
E quando l’avrò scritta e fatta bella
Ti renderò la penna, o rondinella;
E quando l’avrò scritta e sigillata,
Ti renderò la penna innamorata.
Come vedesi il rispetto è simile alla sestina, o anche all’ottava, se non che vi s’aggiungono due versi, svolto il concetto ultimo in diversa maniera. E la Beatrice improvvisa in sostine o in ottave, che è il canto favorito de’ poeti popolari. Ed eccone una sua, con rime d’assonanza:
Non vi maravigliate, o giovinetti,
Se non sapessi troppo ben cantare,
In casa mia non c’è stato maestri
E manco a scuola son ita a imparare,
Se voi volete intender la mia scuola,
Su questi poggi all’acqua e alla gragnola.
Volete intender lo mio imparare?
Andar per legna, e starmene a zappare.