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il cimone 141


bre astronomo P. Inghirami per la sua eccellente triangolazione della Toscana. Ora si tratterebbe di ristabilire lassù, un po’ più solidamente, l’antico seguale stato più volte distrutto dalle intemperie e dall’ignoranza dei pastori, laddove la tradizione dice esistesse una torre o vedetta dominante i passi circonvicini nelle guerre dei secoli scorsi. La proposta torre, di cui è cenno sopra, servirebbe mirabilmente al doppio scopo di segnale visibilissimo e solido, soprattutto di belvedere per gli alpinisti e touristi, e di ricovero per chi di essi volesse pernottarvi o ripararsi dalle intemperie. Gli spettacoli dell’aurora, di tramonto e di temporale sono lassù di un effetto sorprendente.

Antico e frequente fu sempre l’uso di visitare questa cima: se ne ha una prova anche dalle iscrizioni scolpite sulla vetta, che è tutta un masso di macigno o pietra arenaria, a strati orizzontali, dell’età eocenica, secondo l’illustre naturalista abate Lazzaro Spallanzani ed i geologi Bianconi e Coppi, vetta che termina in una piattaforma ovale di circa 20 metri quadrati, il che toglierebbe ogni difficoltà a costruirvi sopra un edifizio, mentre ivi poco pensiero darebbero le fondamenta ed i materiali di costruzione. Si è già raccolta una somma per costruirvi un Osservatorio astronomico metereologico.

Ricordando soltanto il 1874, non poche e belle sono le relazioni a stampa di illustri visitatori italiani e stranieri: ci basti accennare a quella del chiarissimo dottor Francesco Cristofori, che occupò