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102 da san marcello a lizzano e a cutigliano


forra e soverchiato il ponte sulla via di San Marcello. Il rio della Forretta di già dalle irrompenti acque superiori erasi allargato in fiumana; e giù dilagandosi pe’ seminati, avvolgeva nella stessa rovina le speranze del ricolto, le capanne e il bestiame. E altro più male ne succedeva. La falda del monte, per due miglia di circonferenza con la miglior parte della infelice Lizzano, a poco a poco distaccandosi da quella fila di case che si appella Petreto, erasi per molto spazio avvallata; e già lo estremo fianco precipitandosi nella Lima, aveva impedito e chiuso affatto il corso a quel fiume. Grande spavento venne da questo caso agli abitatori delle falde del monte; i quali ancorchè potessero campare dalla rovina, non potevano ormai farsi sicuri dall’esser sommersi dalle acque che visibilmente e in breve si erano alzate, fino ad allagare la via Modenese nell’opposto fianco della vallata, e che già era per sommerger quel gruppo di case che chiamasi Podilago. Carichi della miglior parte delle robe loro, i poveri minacciati salivano a Lizzano di cui non sapevano ancora i danni. Ma ahimè! quai grida dolorose dovettero mescere con quelle di que’ miseri abitanti! Essi medesimi fuggivano dalla cara Terra natale che di già quasi tutta s’inabissava. Ed era una pietà vedere i popoli circonvicini di Lancisa, di Pratale, di Vizzaneta, non che quelli di Spignana, di Pian degli Ontani e di Cutigliano aiutare quegl’infelici a sgombrare le loro case e consolarli di fratellevole ospizio! Non è poi a dire il disperato dolore delle Suore