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residenza dei patriarchi d’Aquileja, indi degli arcivescovi d’Udine, e quindi innanzi servirà a quella de’ vescovi. Fabbricato nel principio del 1600, dal patriarca Francesco Barbaro1, venne dai successori a mano a mano arricchito di letterarii, e pittoreschi tesori. Entrando si vede la scale magnifica nell’insieme, e licenziosa altronde per l’architettura, come è tutto il restante del palazzo. Nel soffitto di essa vi ha del Tiepolo la caduta di Lucifero, dove son belli singolarmente gl’ignudi dei demoni in varie guise giù dal cielo precipitati. S’affacciano sopra la sala d’ingresso tutti i ritratti dei patriarchi e degli arcivescovi, che, tranne gli ultimi, provengon tutti dalla stessa tavolozza. Nella cappella domestica all’unico altare scorgesi la Vergine santissima e il divin suo Figlio del giovane Palma, e nel palco la medesima assunta in cielo, dottissima composizione coi santi Ermagora e Fortunato, in atto di contemplarla, e con angioletti ne’ due quadri laterali, opera del cavalier Bambini. La così detta galleria è dipinta dal sunnominato Tiepolo e da Girolamo Mingozzi-Colonna. Il primo fece le figure, e il secondo, che gli soleva esser compagno ne’ suoi lavori a Venezia2, l’architettura e gli ornati. Nel mezzo del soffitto evvi il sacrifizio d’Abramo, dove s’ammira l’eccellente dipinto dell’ignudo Isacco e i due laterali, Agar di casa scacciata, e la scala di Giacobbe. Nel quadro di mezzo è Rachele che nasconde gl’idoli, e negli altri due l’apparizione ad Abramo dei tre angeli, e la predizione ch’essi fanno a Sara della futura maternità. I

  1. Palladio Historia p. 2. c. 236. Patria del Friuli descritta 25.
  2. Moschini p. 2. 53. 72.