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vean delle opere di artisti friulani, ma per lo più di mediocri. In esse scorgevansi in alto vastissime tele, che in generate nella parte superiore rappresentavano santi con figure allegoriche, e nel basso i deputati della città ed il luogotenente. Nella prima anticamera una ven’era di Francesco Floriani d’uno stile per altro secco, ed altra mediocrissima di Pomponio Amalteo. Entrambe dannosi ora a vedere nel municipio. Era la terza d’artefice che altrove non si nomina, e che è piacciuto a monsignor Renaldis chiamare Alessandro di Spilimbergo1. Le due ultime finalmente erano dei Secanti, i quali nella vicina camera di udienza fino a sei ne contavano, non avendo lasciato agio, che a due pittori mediocri al pari di essi, Innocenzo Brugno e il canonico Cosattini, di collocarvi il primo due de’ suoi quadri, e l’altro uno. Nell’anticamera del vicario coprian le pareti due superbe opere di Antonio Carneo, che anch’esse si conservano nella comune, le quali, sebbene d’un soggetto analogo, diversissime son nello stile, l’una essendo finita, l’altra a tocchi franchi condotta. Nella cappella per ultimo ammiravasi Gesù Cristo, che dà a san Pietro la podestà delle chiavi, dell’autore medesimo.

SAN BIAGIO

La facciata bella per la sua semplicità, fu edificata verso il 15252. Vi ha delle tavole la più parte dei Secanti, ma l’essere ritocche ci libera dal do-

  1. Renaldis Saggio sulla pittura friulana. Udine 1798, pag. 75.
  2. An. Civit. T. 45. pag. 66. 70, 7 settembre.