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GUIDA D’UDINE 11

to; il perchè più non si presenta col carattere di tre secoli, e più non lega colle vetuste fabbriche a lui vicine. La sala è maestosa, e per vaso magnifica, da cui si gode la vista della soggetta città, e dell’intera provincia. Era essa consecrata al primario magistrato, quindi tutti gli ornamenti a ciò solo alludevano. Nel mezzo del soffitto, cinta da due angeli che davan fiato alle trombe, vi stava la Patria, cui attorniavan da ogni lato varie Virtù. Formavan fregio alla sala l’armi ed i nomi di tutti i luogotenenti. Copriano le pareti le gesta e guerre de’ Veneziani, cui venivano uniti da’ fatti gloriosi dei Catoni e dei Curzj, quasi volessero significare, che essi nelle virtù repubblicane ai romani non la cedevano. Nel basamento finalmente vi stava un chiaroscuro composto di guerrieri in varie guise aggruppati. Gio: Battista Grassi, e Pomponio Amalteo1 vi avevan dipinto. Ma invano ti lusinghi di poter oggi goderle, più non esistendo che il compartimento e il pensiero. Si tentò, è vero, ora lodevolmente di restaurarle, ma il tentativo fu vano. Diffatti erano già anticamente guaste, quando il preside Pietro Canal, che pari nello zelo di abbellir la città non avea l’intelligenza a ciò neccessaria, nel 1794 le diede in balia ed uno sciagurato pittore che le rovinò. Aggiungi a ciò le ultime accennate vicende del castello. Le stanze d’udienza non si trovavano addobbate in modo condegno della maestà del luogo, poichè, secondo la veneta costituzione, uno stabile magistrato in esso non risiedeva, ma ogni sedici mesi cambiava di padrone. Solo vi a-

  1. Storia delle belle arti friulane. Udine, seconda edizione 1823, me autore, pag. 224.