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VI. Andata di Lorenzo de’ Me lici a Napoli. — La pace col re. — Riforma del governo in Firenze.

La cittá in questo mezzo, benché doppo la rotta dal Poggio avessi avuto qualche soccorso da Vinegia, nondimeno veduto Colle in modo stretto che era da credere si potessi poco tenere, e benché el tempo dello ire alle stanze si appressassi; pure considerando in quanti pericoli avessino a essere lo anno futuro, e massime perché si dubitava lo stato di Milano non seguitassi le parte del re o saltem si stessi neutrale, e vedendo bisognare pigliare modo alla salute sua o coll’avere altri soccorsi da’ collegati che pel passato o col pigliare la pace con piú tollerabili condizione si potessi, mandorono imbasciadore a Vinegia messer Luigi Guicciardini a fare intendere a quella signoria, come etiam si era fatto l’anno passato mediante messer Tommaso Soderini, in che condizione si trovava lo stato nostro, e che ci era uno unico rimedio, di transferire la guerra in su’ terreni degli inimici, el quale, rispetto alla debolezza nostra e la mutazione del governo di Milano, era fondato in gran parte in quella signoria. Le quali cose sendo mostre per lo oratore, non feciono quello frutto che meritamente dovevono fare. Di che sendo a Firenze per lettere di messer Luigi certificati, e come da loro non si poteva sperare piú che pel passato, Lorenzo de’ Medici, considerando in che pericolo si trovava lo stato suo e dubitando che questa guerra lunga e pericolosa non straccassi in modo la cittá,