Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/49

gli eserciti che noi avamo avuti fra nostri e loro la state passata, non erano bastanti stare in campagna ed a petto agli inimici; e però non si faccendo maggiore sforzo, che loro continuamente si insignorirebbono de’ luoghi nostri ed indebolirebbonci in modo che noi saremo constretti pigliare con gran disavantaggio nostro e di tutta la lega qualche partito con loro, benché la intenzione nostra fussi prima morire che abandonare la lega e mancare della fede nostra; essere necessario, se ci volevano conservare lo stato secondo gli oblighi, mandare aiuti piú gagliardi e fare altri disegni che l’anno passato. Soggiunsono di poi che, quando bene ci mandassino tale esercito che fussi per resistere agli inimici ed essere loro pari, nondimeno non bastare per la salute nostra, perché e’ danni che si facevano cosi da’ soldati nostri come dagli inimici a’ nostri cittadini e sudditi, erano tanto grandi e si innumerabili, che continuandosi piú tempo era impossibile a reggerli, avendo massime tanto peso d’avere colle borse private a sostenere tutte le spese ed incarichi della guerra; consumarsi a poco a poco questo corpo ed in modo diminuirsi, che, non si rilevando, cadrebbe da se medesimo; la vera ed unica medicina di questo male essere che fra noi ed e’ nostri collegati si facessi tanta forza che si potessi cacciare gli inimici di su’ nostri terreni e perseguitargli in ogni luogo e fare la guerra potentemente a casa loro.

Questi discorsi e ragione introdussono in pratica molti modi da fare questo effetto, e disegnossi dua modi: uno di fare armata per mare e con essa infestare le marine del re Ferrando, e cosi divertire la guerra di Toscana; l’altra chiamare in Italia angioini e voltargli alla impresa di Napoli. Finalmente dolendo la spesa a’ collegati, non se ne fece la conclusione si doveva, ma si deliberò per difesa nostra in questa forma: condussesi a’ soldi nostri per capitano nostro Ruberto Malatesta signore di Rimino, e si disegnò con lui fare uno campo in quello di Perugia per levare quella cittá dalla divozione della Chiesa e di poi potere ferire negli altri luoghi nello stato del papa; e per fare questa impresa piú