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III. L’edizione Canestrini pecca per un duplice difetto: la mancanza di qualsiasi criterio scientifico e la deficienza della trascrizione. La partizione dei capitoli, se anche segua con sufficiente esattezza lo svolgimento dei fatti storici, non trova alcuna corrispondenza o giustificazione nelle intenzioni dello scrittore. Il quale, come abbiamo detto, scrisse il suo lavoro tutto di seguito, con la semplice notazione a margine degli anni, per due terzi dell’opera. F. il Canestrini, per far rientrare le sue divisioni nello schema prestabilito, giunse perfino ad alterare il testo. Cosi dove il Guicciardini scrive (XVI, p. 153): «... e si reputava conscio d’ogni suo segreto. E posate per questa vittoria le arme», il Canestrini sopprime VE ed inizia con Posate il cap. XVII. Anche piú grave è l’arbitrio preso dal Canestrini nell’ultimo capitolo delle Storie. Abbiamo fatto cenno, descrivendo il manoscritto, delle tre pagine strappate. La prima di esse (155) s’inizia con le parole: «Scrissono gli imbasciatori a Firenze...» e in essa e nelle due seguenti si narra della guerra del re di Francia contro i Veneziani fino alla rotta dell’Alviano. A c. 15S il testo ricomincia con le parole «scrissono gli imbasciadori...» e per quasi una pagina ripete quello della c. 155 con solo qualche modificazione formale. Ciò fino alle parole: «seguitò lo anno T509 principio di cose e movimenti grandissimi; nel principio del quale...» Qui l’autore continua: «si distraevano le cure della cittá in dua pensieri: l’uno, l’assedio di Pisa, l’altro la espedizione de’ principi collegati contro a’ viniziani». E seguita narrando la guerra di Pisa. Termina con le parole: «si voltorono alla via dello accordo e feciono intendere a’ cittadini...» dove testo e periodo rimangono in tronco.

Ci sembra evidente che il Guicciardini in un primo tempo scrisse la narrazione della guerra con Venezia, poi pensò di rifare codesta parte facendola precedere dalla storia dell’assedio di Pisa. Riteniamo molto probabile che proprio lui abbia lacerato le tre carte, sia per potere piú comodamente ricopiare la prima pagina, sia perché anche il seguito si proponesse di correggere e rielaborare. Ad ogni modo per noi il testo definitivo e sicuro è quello che comprende l’assedio di Pisa; l’altro non può esser considerato che come una lezione di primo getto, non sapendosi se e come il Guicciardini l’avrebbe riscritta, ove la sua fatica non fosse rimasta interrotta a mezzo di un periodo. Comunque nulla