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deliberò dalla signoria, che si sospendessi l’uficio degli otto della pratica e de’ settanta, e non si potessino ragunare insino a tanto si deliberassi altro.

E 1 medesimo di di san Salvadore, a di 9 di novembre, el re Carlo avendo ricevute le fortezze di Livorno, Pietrasanta e Serezzana, entrò in Pisa e gli furono consegnate le cittadelle; le quali, secondo le convenzione, avessino a stare in mano del re per sua sicurtá, e nondimeno e’ corpi di Pisa e delle altre terre s’avessino come prima a tenere e governare da’ fiorentini. Ma la sera medesima ristrettisi insieme e’ pisani, andorono a chiedere al re rendessi loro la libertá; la quale sendo conceduta, gridando «libertá» andorono per fare villania agli uficiali fiorentini (e’ quali, udito el tumulto, si erano raccolti insieme e rifuggiti nel banco de’ Capponi) Tanai de’ Nerli, Piero Capponi, Piero Corsini e Piero Guicciardini ed alcuni altri; e quivi avendo avuta una guardia del re, si salvorono dalla malignitá e perfidia de’ pisani. E vedendo la cittá al tutto ribellata e, partendosi el re, non vi potere stare sicuri, el di seguente con lui si partirono, e lasciatolo per la via, ne vennono a Firenze. Cosi el medesimo giorno di san Salvadore ebbe dua grandissimi accidenti: la mutazione dello stato nostro e la ribellione di Pisa; le piú principali cose si potessino alterare nello essere nostro.

Fu certo cosa mirabile che lo stato de’ Medici che con tanta autoritá aveva governato sessanta anni e che si reputava a PP°gRÌato dal favore di quasi tutti e’ primi cittadini, si subitamente si alterassi per le mani di messer Luca Corsini ed Iacopo de’ Nerli, uomini giovani, sanza credito, sanza autoritá, sanza consiglio e leggierissimi. La quale cosa non nacque peraltro se non che e’ modi ed e’ portamenti di Piero e la insolenzia di chi gli era apresso, avevano tanto male disposto gli animi di tutti; e sopra tutto l’aversi recato adosso pazzamente una guerra potentissima e che non si poteva sostenere, e l’avere messo a scotto ed in preda sanza bisogno e cagione alcuna tutto lo stato nostro, che chi si gli scoperse da prima contro trovò la materia disposta in forma che, come gli fu