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fu il vigesimo primo dí di...) il cardinale della dignitá del cardinalato: il quale prima, volendosi difendere con la bolla della simonia, aveva in Napoli fatto publiche appellazioni e appellato al futuro concilio. Contro agli altri Colonnesi, i quali nel reame di Napoli soldavano cavalli e fanti, soprasedette la pronunziazione della sentenza. Le genti entrate nelle terre loro abbruciorono Marino e Montefortino, la fortezza del quale si teneva ancora per i Colonnesi, spianorono Gallicano e Zagarolo; non pensando i Colonnesi a difendere altro che i luoghi piú forti e specialmente la terra di Paliano, la quale terra [è] di sito forte e da potere con difficoltá condurvi l’artiglieria; né vi si poteva andare per altro che per tre vie che l’una non poteva soccorrere l’altra; e ha la muraglia grossissima, e gli uomini della terra bene disposti a difenderla: e nondimeno si credette che se Vitello con prestezza fusse andato ad assaltarla, non ostante vi fussino rifuggiti molti delle terre prese, l’arebbe ottenuta, perché non vi erano dentro soldati. Ma mentre differisce lo andarvi, secondando la natura sua, piena, nello eseguire, di difficoltá e di pericoli, entratovi dentro cinquecento fanti tra tedeschi e spagnuoli mandativi del reame di Napoli (i quali vi entrorono di notte), e dugento cavalli, la renderono in modo difficile che Vitello, che nel tempo medesimo aveva gente intorno a Grottaferrata, non ardito di tentare piú la impresa di Paliano, né anche quella di Rocca di Papa, ma mandate alcune genti a battere con l’artiglierie la rocca di Montefortino guardata da’ Colonnesi, deliberò di unire tutte le genti a Valmontone, piú per attendere alla difesa del paese, se del reame si movesse cosa alcuna, che con speranza di potere fare effetto importante: di che appresso al pontefice acquistò imputazione assai. Il quale, ne’ tempi che aveva disegno assaltare il regno di Napoli, e poi quando chiamò le genti a Roma per sua difesa, aveva desiderato che vi andassino Vitello e Giovanni de’ Medici, capitani congiunti di benivolenza e di parentado, e dell’uno de’ quali la timiditá pareva bastante a temperare e a essere temperata dalla ferocia dell’altro: ma tirando i fati