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espedizione, e ad aiutare il padre comune in sí pietoso offizio; pregare Dio che fusse favorevole a sí santa opera: la quale quando per i peccati comuni non si potesse condurre a perfezione, gli piacesse almeno concedergli grazia che, nel trattarla, innanzi ne fusse escluso dalla speranza gli sopravenisse la morte; perché nissuna infelicitá nissuna miseria gli potrebbe essere maggiore che perdere la speranza e la facoltá di potere porgere la mano salutare in incendio tanto pernicioso e tanto pestifero. Fu udita con grande attenzione ed eziandio con non minore compassione la proposta del pontefice, e commendata molto; ma sarebbe stata commendata anche molto piú se le parole sue avessino avuta tanta fede quanta in sé avevano degnitá; perché la maggiore parte de’ cardinali interpretava che, avendo prese l’armi contro a Cesare nel tempo che giá, per le preparazioni palesi de’ turchi, era imminente e manifesto il pericolo dell’Ungheria, lo commovesse piú la difficoltá nella quale era ridotta la guerra che il pericolo di quel reame: di che non si potette fare vera esperienza.

Perché i Colonnesi, cominciando a eseguire la perfidia disegnata, avevano mandato Cesare Filettino seguace loro con dumila fanti ad Anagnia, dove per il pontefice erano dugento fanti pagati; con dimostrazione, per occultare i loro pensieri, di volere pigliare quella terra. Ma avendo in fatto altro animo, occupati tutti i passi, e fatto estrema diligenza che a Roma non venissino altri avvisi de’ progressi loro, raccolte le genti mandate intorno ad Anagnia, e con quelle e con l’altre loro, che erano in tutto circa ottocento cavalli e tremila fanti, ma quasi tutte genti comandate, camminando con grande celeritá, né si presentendo in Roma cosa alcuna della venuta loro, arrivativi la notte che precedeva il dí vigesimo di settembre, preseno improvisamente tre porte di Roma; ed entrati per quella di San Giovanni Laterano, essendovi in persona non solo Ascanio e don Ugo di Moncada, perché il duca di Sessa era morto molti giorni innanzi a Marino, ma ancora Vespasiano, stato mezzano della concordia e interpositore, per sé e tutti gli altri, della sua fede, e il cardinale Pompeio Colonna, tra-