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XI

Provvedimenti di Cesare per la guerra. Vani assalti di milizie dei collegati a Cremona. Deliberazione del duca d’Urbino di recarvisi con nuove milizie. Giudizi sfavorevoli intorno al modo con cui è stata condotta l’impresa contro Milano. Le armate veneziana, pontificia e francese dominano il mare intorno a Genova. Resa di Cremona.

Queste erano le pratiche le preparazioni e le opere de’ confederati, differite interrotte e variate, secondo le forze secondo i fini e i consigli de’ príncipi. Ma non era giá in Cesare, le deliberazioni del quale dependevano da se stesso, né negligenza né irresoluzione di quello che comportassino le forze sue. Perché avendo il re di Francia, a instanza degli oratori de’ confederati, denegato licenza al viceré (che la dimandò insino con le lacrime) di passare in Italia, egli, rifiutati doni di valore di ventimila ducati, se ne era ritornato in Spagna, portando seco (publicò lui) cedola di mano del re di Francia di essere parato all’osservanza dell’accordo di Madril, permutando la restituzione della Borgogna in pagamenti di due milioni di ducati: al ritorno del quale, Cesare, perduta ogni speranza che il re di Francia osservasse la capitolazione, deliberò mandarlo in Italia con una armata che portasse i fanti tedeschi, i quali in numero poco manco di tremila si stavano a Perpignano, e tanti altri fanti spagnuoli che in tutto facessino il numero di seimila; provedeva di mandare di nuovo a Milano centomila ducati, sollecitando la espedizione dell’armata, la quale non poteva essere sí presto perché, oltre al tempo che andava a metterla insieme e a preparare i fanti spagnuoli, era necessario pagare a’ tedeschi centomila ducati de’ quali erano creditori per gli stipendi passati; commetteva anche assiduamente in Germania che a Milano si mandasse soccorso di nuovi fanti, ma non vi provedendo a’ denari per pagargli, ed essendo il fratello per la povertá sua impotente a provedergli, procedeva molto tardi questa espedizione.