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libro decimosettimo - cap. vi 39

eziandio la infelicitá dello augurio, perché il dí medesimo, di consentimento comune de’ collegati, si publicava a Roma a Vinegia e in Francia, con le cerimonie e solennitá consuete, la lega. E a giudizio della maggiore parte degli uomini ebbe sí poca necessitá il pigliare uno partito di tanta ignominia che molti dubitassino che il duca non fusse stato mosso da ordinazione occulta del senato viniziano, il quale, a qualche proposito incognito agli altri, desiderasse la lunghezza della guerra; altri dubitassino che il duca, ritenendo alla memoria le ingiurie ricevute da Lione e dal presente pontefice quando era cardinale, e temendo che la grandezza sua non gli mettesse in pericolo lo stato, non gli fusse o per odio o per timore grata la vittoria sí presta della guerra; massime che gli dava giusta cagione di timore dello animo del pontefice il tenere i fiorentini Santo Leo con tutto il Montefeltro, e sapere che la piccola figliuola restata di Lorenzo de’ Medici riteneva continuamente il nome di duchessa d’Urbino. Nondimeno, il luogotenente del pontefice si certificò per mezzi indubitatissimi che a’ viniziani fu molestissima la ritirata, e che non avevano cessato mai di sollecitare lo accostarsi lo esercito a Milano sperando molto nella facilitá della vittoria; e considerato non essere verisimile che il duca, se avesse sperato di ottenere Milano, avesse voluto privarsi di gloria tanto maggiore di quella che molto innanzi avesse avuto alcuno altro capitano, quanto era maggiore la fama e la riputazione dello esercito imperiale di quella che molti anni innanzi avesse avuto alcuno altro esercito in Italia (alla quale gloria seguiva dietro quasi per necessitá la sicurtá del suo stato, perché il pontefice, e per fuggire tanta infamia e per non fare tale offesa a’ viniziani, non arebbe avuto ardire di assaltarlo); e considerato anche diligentemente i progressi di tutti quegli dí, ebbe per piú verisimile (nella quale sentenza concorsono molti altri) che il duca, caduto dalla speranza la quale due giorni innanzi aveva conceputa del dovere gl’imperiali abbandonare almanco i borghi, ritornasse con tanta veemenza alla sua prima opinione (per la quale aveva temuto piú le forze loro e piú