Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/327

I

Alla Storia d’Italia, il Guicciardini massimamente dedicò le cure e l’operositá letteraria del suo ritiro nella villa di Arcetri, da quando si allontanò, nel 1537, dalla vita politica per il fatale contrasto tra le sue vedute di aristocratico conservatore e l’assolutismo di Cosimo I de’ Medici, fino alla sua morte, colá avvenuta il 22 maggio 1540, a 57 anni. E l’opera fu da lui condotta a termine: ma, sfortunatamente, non tutta riveduta né tutta sufficientemente elaborata; sicché è rimasta con qualche lacuna, che l’autore si era proposto di colmare a suo agio, e senza ricevere negli ultimi quattro libri un’adeguata revisione.

Quale sia stata la fortuna di questo capolavoro del Guicciardini ci dice, in parte, il numero considerevole delle edizioni e delle ristampe dal 1561 a noi. Se pochissime furono quelle condotte direttamente sul manoscritto, il codice Laurenziano Mediceo Palatino di cui parleremo piú innanzi, altre dimostrano anch’esse, per la veste con cui si presentano e per le prefazioni le note le appendici e gli indici di cui furono arricchite, la grandissima estimazione in cui l’opera è stata sempre tenuta.

L’editio princeps usciva nel 1561 col titolo e l’indicazione: «La Historia di Italia di M. Francesco Guicciardini Gentil’huomo Fiorentino. Con i privilegi di Pio IIII. Sommo Pont. di Ferdinando I. Imp. Del Re Cattolico, et di Cosimo Medici II. Duca di Firenze, et di Siena. In Fiorenza, appresso Lorenzo Torrentino Impressor Ducale. MDLXI». L’edizione è dedicata dal nipote Agnolo (di Girolamo) Guicciardini a Cosimo Medici, duca di Firenze, e di Siena; contiene soltanto i primi sedici libri, ed Agnolo