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libro vigesimo - cap. vi | 307 |
di Cesare, trattavano che il re di Francia assaltasse il ducato di Milano; e disposti a tirare il papa nelle loro parti con asprezza e con spavento, poi che non era insino allora potuto succedere per altra via, trattavano di levargli l’ubbidienza de’ regni loro in caso non consentisse a quello desideravano, che era, nel re di Francia volere lo stato di Milano, in quello di Inghilterra la sentenza per sé della causa del divorzio: e giá avevano disegnato mandare a lui con acerbe commissioni i cardinali di Tornon e di Tarbes, grandi l’uno e l’altro di autoritá appresso al re di Francia. Ma mollificò questi disegni lo intendere, innanzi partissino dallo abboccamento, la ritirata del turco; e interroppe anche, che il re di Inghilterra non facesse passare a Cales Anna, per celebrare publicamente in quel convento il matrimonio con lei, non ostante che la lite pendesse nella corte di Roma e che per brevi apostolici gli fusse proibito, sotto pena di gravissime censure, lo attentare cosa alcuna in pregiudizio del primo matrimonio: nondimeno il re di Francia, per dimostrare al re di Inghilterra il male animo contro alla Chiesa romana, ancora che la intenzione sua fusse cercare di guadagnarsi con modi dolci il pontefice, impose di sua autoritá decime al clero per tutto il regno di Francia, ed espedí i due cardinali al papa, ma con commissione molto diversa da quelle che da principio erano state disegnate.
VI
Venne Cesare in Italia, e desiderando parlare col pontefice fu statuito di nuovo tra loro il luogo di Bologna, accettato cupidamente dal papa per non dare occasione a Cesare, come