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libro decimonono - cap. xiv 275

alla difesa con animo piú quieto. A’ fiorentini sarebbe piaciuto molto il tenere la guerra a Perugia, ma vedendo che Malatesta trattava continuamente col principe, e sapendo anche che mai aveva intermesso di trattare col pontefice, dubitavano che egli, per gli stimoli de’ suoi, per i danni della cittá e del paese e per sospetto degli inimici e della instabilitá del popolo, alla fine non cedesse; e pareva loro molto pericoloso il mettere in Perugia quasi tutto il nervo e il fiore delle loro forze, sottoposte al pericolo della fede di Malatesta, al pericolo dello essere sforzate dagli inimici, e alla difficoltá del ritirarle in caso che Malatesta si accordasse. E consideravano ancora la mutazione di Perugia potergli poco offendere, restandovi gli amici di Malatesta e a lui le sue castella, né vi ritornando Braccio e i fratelli: donde il pontefice, mentre che la perseverava in quello stato, non poteva se non starne con continuo sospetto. Nella quale titubazione di animo, stimando sopra ogni cosa la salvazione di quelle genti, né si confidando interamente della costanza di Malatesta, mandorono segretissimamente, a’ sei di settembre, uno uomo loro per levarle da Perugia, temendo non fussino ingannate se si faceva l’accordo: e inteso poi che per essere giá vicini gli inimici non si erano potute partire, spedirono a Malatesta il consenso che accordasse. Ma aveva giá, mentre che l’avviso era in cammino, prevenuto: perché Oranges, il nono di settembre, passò il Tevere al ponte di San Ianni; ed essendo alloggiato, dopo qualche leggiera scaramuccia, la notte medesima, conchiuse l’accordo con Malatesta, obligandolo a partirsi di Perugia, datagli facoltá che e’ godesse i suoi beni, potesse servire i fiorentini come soldato, ritirare salve le genti loro: le quali perché avessino tempo a ridursi in su il dominio fiorentino promesse Oranges stare fermo con l’esercito due dí. Cosí ne uscirno a’ dodici, e camminando con grandissima celeritá si condusseno il dí medesimo a Cortona per la via de’ monti, lunga e difficile, ma sicura.

Cosí si ridusse tutta la guerra nel terreno de’ fiorentini. A’ quali benché i viniziani e il duca d’Urbino avessino dato