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libro decimonono - cap. v 231

agosto era alla Torretta attendendo a condurre piú vettovaglie poteva in Milano, dove non era piú persona di conto, e in tutto lo stato erano sí strette le ricolte che non vi era da vivere per otto mesi solamente per gli uomini del paese; dipoi si ritirò a Marignano, non potendo anche, per mancamento di denari, soprastare molto in quel luogo. Al quale tempo, il duca d’Urbino era ancora a Brescia e San Polo a Castelnuovo di Tortona: donde venuto a Piacenza si abboccorono, agli undici dí, a Monticelli in sul Po, dove si conchiuse che gli eserciti si unissino intorno a Lodi. Passò poi San Polo il Po presso a Cremona, essendogli comportato tacitamente a Piacenza che avesse barche per fare il ponte; e però Antonio de Leva, che aveva il ponte a Casciano e a sua divozione Caravaggio e Trevi, levò il ponte e abbandonò i luoghi di Ghiaradadda, come prima anche aveva abbandonata Novara; ma in Pavia aveva messi settecento fanti e in Santo Angelo cinquecento. Fu anche deliberato che il Vistarino con seicento fanti andasse alla impresa di Casé, in su la riva del Po dicontro a Tortona, perché impediva assai le vettovaglie.

Aveva San Polo quattrocento lance cinquecento cavalli leggieri mille cinquecento fanti tedeschi a pagamento, ma in numero, per la negligenza di San Polo e per la fraude de’ ministri suoi, molto minore; per i quali, e per gli altri tedeschi e svizzeri che si aspettavano, avevano convenuto i viniziani di pagare ciascuno mese a San Polo dodicimila ducati; e in campo trecento svizzeri, pagati a Ivrea per novecento, e tremila fanti franzesi. Avevano i viniziani trecento uomini d’arme mille cavalli leggieri e seimila fanti, e il duca di Milano piú di duemila fanti eletti; il Leva quattromila tedeschi mille spagnuoli tremila italiani e trecento cavalli leggieri. Passorono le genti de’ collegati Adda (avendo, secondo scrive l’oratore fiorentino, avuto, se il duca di Urbino avesse voluto, grande occasione di rompere Antonio de Leva), e si unirono a’ ventidue di agosto; stando ancora fermo Antonio de Leva a Marignano. Da quello alloggiamento mandò il duca di Urbino a Santo Angelo tremila fanti e trecento cavalli leggieri con sei