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Lautrech, il quale benché si sforzasse di sostentare con la virtú dell’animo la debolezza del corpo nondimeno non poteva né vedere né provedere a tutte le cose, le quali continuamente declinavano; perché gli imperiali, scorrendo fuori, non solo si provedevano di tutti i bisogni, eccetto il vino che non potevano condurre, ma toglievano spesso le vettovaglie dello esercito, toglievano le bagaglie e i saccomanni insino in su’ ripari e i cavalli insino allo abbeveratoio; in modo che allo esercito, diminuito molto per le infermitá, cominciavano a mancare le cose necessarie, diventato di assediante, assediato e in pericolo; e se non si fusse fatto guardia a’ passi tutti i fanti sarebbeno fuggiti: e per contrario in Napoli, crescendo e le comoditá e la speranza, i tedeschi non piú tumultuavano, e gli altri pigliavano in gloria il patire. Da’ quali pericoli tanto manifesti vinta pure finalmente la pertinacia di Lautrech (il quale, pochi dí innanzi, aveva spedito in Francia perché mandassino per mare semila fanti), mandò Renzo, venuto credo in su l’armata, verso l’Aquila perché conducesse quattromila fanti e secento cavalli, assegnandogli il tesoriere dell’Aquila e dello Abruzzi; il quale prometteva condurgli in campo in brevi dí; provisione che, fatta prima, sarebbe stata di somma utilitá.

A’ ventinove erano rotte le strade, che, non che altro, insino a Capua, quale avevano alle spalle, non si andava sicuro; e nello esercito, ammalato quasi ognuno: Lautrech, sollevatosi prima dalla febbre, ritornato in maggiore indisposizione che il solito; la gente d’arme quasi tutta sparsa per le ville, o per essere ammalati o per rinfrescarsi sotto quella scusa, e i fanti quasi ridotti a niente; ed essendo in Napoli declinata la peste e l’altre infermitá, per le quali erano ridotti a settemila fanti (altri dicono a cinquemila), si temeva non assaltassino il campo. Però Lautrech fermò i cinquecento fanti di Renzo mandati dopo la rotta di Simone, per impedire che le genti inimiche di Calavria non venissino verso Napoli, e mandò intorno nel paese a soldarne mille; condusse il duca di Nola con dugento cavalli leggieri e Rinuccio da Farnese