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quale, affermando che le discordie tra loro erano perniciose a tutti, aveva dimostrato di riconciliarsi seco, vi andò, con consentimento di tutti i capitani, Federigo da Bozzole a fargli intendere che, avendo presentito che egli trattava occultamente con gli inimici, intendevano di assicurarsi di lui; [e] ancoraché egli si giustificasse, e promettesse di andare a Castiglione del Lago, lo lasciò in guardia a Gigante Corso, colonnello de’ viniziani; ma la sera medesima fu ammazzato, con due nipoti, da alcuni satelliti di Orazio, e per sua commissione: il quale fece, ne’ medesimi dí, ammazzare fuora di Perugia Galeotto fratello di Braccio e nipote anche egli di Gentile.

Mandorono di poi gente per entrare in Camerino, inteso essere morto il duca; ma era prevenuto Sforza Baglione in nome degli imperiali, e vi entrò dipoi Sciarra Colonna per conto di Ridolfo genero suo, figliuolo naturale del duca morto. Assaltorono dipoi il marchese di Saluzzo e Federico con molti cavalli e con mille fanti, di notte, la badia di San Piero vicina a Terni, dove erano Pietromaria Rosso e Alessandro Vitello con dugento cavalli e quattrocento fanti: la quale impresa per sé temeraria, perché con tale presidio non era espugnabile se non con l’artiglierie, rendé felice o la fortuna o la imprudenza o l’avarizia di quegli condottieri; i quali, avendo il dí medesimo mandati cento cinquanta archibusieri a spogliare uno castello vicino, si erano privati delle genti necessarie alla difesa. Però, benché si fussino difesi molte ore, si detteno a discrezione; salvo però Piermaria Rosso e Alessandro Vitello con le robe loro, feriti l’uno e l’altro di archibusi, il primo in una gamba l’altro in una mano. Nel quale tempo avendo rotto il fiume del Tevere per tre o quattro bocche, inondò con grandissimo danno il campo della lega; il quale andò ad alloggiare verso Ascesi, essendo ancora gli imperiali fra Terni e Narni. Per la partita loro i collegati fattisi innanzi, alloggiò il duca di Urbino a Narni, i franzesi a Bevagna; le bande nere, governate da Orazio Baglione, capitano generale della fanteria de’ fiorentini, non avendo ricevuto alloggiamento, entrate nella terra di Montefalco la saccheggiorono. Assaltò poi