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libro decimosettimo - cap. i 9

uno colonnello di fanti italiani, dove facevano infiniti danni; e querelandosene il pontefice, rispondevano che per non essere pagati vi erano venuti di propria autoritá. Commovevanlo eziandio le cose forse piú leggiere ma interpretate, come si fa nelle sospizioni e nelle querele, nella parte peggiore: perché Cesare aveva publicato in Spagna certi editti pragmatici contro alla autoritá della sedia apostolica, per virtú de’ quali essendo proibito a’ sudditi suoi trattare cause beneficiali di quegli regni nella corte romana, ebbe ardire uno notaio spagnuolo, entrato nella ruota di Roma il dí deputato alla udienza, intimare in nome di Cesare ad alcuni che desistessino di litigare in quello auditorio. Né solo pareva che per la liberazione del cristianissimo fusse sciolto quel nodo che aveva tenuto implicati gli animi di ciascuno, che i franzesi per riavere il suo re fussino per abbandonare la lega, e la compagnia del re di Francia si conosceva di molto piú importanza alla impresa che non sarebbe stata quella della madre e del governo, ma ancora si vedevano maggiori l’altre occasioni. Perché la sollevazione del popolo di Milano pareva di non piccolo momento e, per la carestia che era di vettovaglie in quello stato, si giudicava fusse vantaggio grande assaltare gl’imperiali innanzi che per la ricolta avessino comoditá di vettovagliare le terre forti, innanzi si perdesse il castello di Milano e che Cesare avesse piú tempo di mandare in Italia nuove genti o provisione di danari. E veniva in considerazione che il re di Francia, il quale per la memoria delle cose passate verisimilmente si diffidava del pontefice, non vedendo in lui ardore alla guerra, non si risolvesse a osservare la concordia fatta a Madril o a rifermarla di nuovo; né si dubitava che, congiunte insieme tante forze terrestri e marittime e la facoltá di continuare nelle spese, benché gravi, lungamente, che le condizioni di Cesare, abbandonato da tutti gli altri ed esausto di danari, sarebbeno molto inferiori nella guerra. Solamente faceva scrupolo in contrario il timore che il re, per il rispetto de’ figliuoli non abbandonasse gli altri collegati, come si era dubitato non facesse il governo di