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al papa non solo di procedere contro a’ sudditi e feudatari suoi, ma obligato eziandio Cesare, acquistato che fusse lo stato di Milano, ad aiutarlo contro a loro; e nominatamente allo acquisto di Ferrara. Fu accresciuto il censo del reame di Napoli; promessa al cardinale de’ Medici una pensione di diecimila ducati in su l’arcivescovado di Tolleto vacato nuovamente, e uno stato nel reame di Napoli di entrata di diecimila ducati per Alessandro figliuolo naturale di Lorenzo giá duca d’Urbino.

Per declarazione delle quali cose pare necessario brevemente raccontare quali Cesare pretendeva che fussino in questo tempo le ragioni dello imperio sopra il ducato di Milano. Affermavasi per la parte di Cesare che a quello stato non erano di momento alcuno le ragioni antiche de’ duchi di Orliens, per non essere stato confermato con l’autoritá imperiale il patto della successione di madama Valentina; e che al presente apparteneva immediatamente allo imperio, perché la investitura fatta a Lodovico Sforza per sé e per i figliuoli era stata revocata dall’avolo, con amplitudine di tante clausule che la revocazione aveva avuto giuridicamente effetto, in pregiudicio massime de’ figliuoli, i quali non l’avendo mai posseduto avevano ragione in speranza e non in atto; e perciò essere stata valida la investitura fatta al re Luigi, per sé e per Claudia sua figliuola, in caso si maritasse a Carlo, e con patto che non seguendo il matrimonio senza colpa di Carlo fusse nulla, e che Milano per la via retta passasse a Carlo; il quale ne fu, in caso tale, presente il padre Filippo, investito. Da questo inferirsi che di niuno valore era stata la seconda investitura fatta al medesimo re Luigi per sé, per la medesima Claudia e per Anguelem, in pregiudicio di Carlo pupillo, e costituito sotto la tutela di Massimiliano. Nella quale non potendo fare fondamento alcuno il re presente, meno poteva allegare appartenersigli quel ducato per nuove ragioni: perché da Cesare non aveva mai né ottenuta né dimandata la investitura; ed essere manifesto non gli potere giovare la cessione fatta da Massimiliano Sforza quando gli dette il castello di Milano, perché il feudo alienato di propria autoritá ricade