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libro quartodecimo - cap. i 83

alcuno comandamento o provisioni ecclesiastiche le dispregiavano con superbissime e insolentissime parole, deliberò di congiugnersi, contro al re di Francia, con Cesare. Il quale, irritato dalla guerra di Navarra, stimolato da molti fuorusciti di Milano, commosso ancora da alcuni del consiglio suo desiderosi di abbassare la grandezza di Ceures, che aveva sempre dissuaso il separarsi dal re di Francia, si risolvé a confederarsi col pontefice contro al re; alla qual cosa si crede lo facesse accelerare la speranza di potere facilmente, con l’autoritá del pontefice e con la sua, indebolire la lega fatta co’ svizzeri, innanzi che con doni e con gratificarsegli la consolidasse. Indusse anche a maggiore confidenza l’animo del pontefice che Cesare, avendo udito nella dieta di Vuormazia Martino Luther, chiamato da lui sotto salvocondotto, e fatto esaminare le cose sue da molti teologi, i quali avevano referito essere dottrina erronea e perniciosa alla religione cristiana, gli dette per gratificare al pontefice il bando imperiale. La qual cosa spaventò tanto Martino che, se le parole ingiuriose e piene di minacci che gli disse il cardinale di San Sisto legato apostolico non lo avessino condotto a ultima disperazione, si crede sarebbe stato facile, dandogli qualche degnitá o qualche modo onesto di vivere, farlo partire dagli errori suoi. Ma quello che si sia di questo, fu fatta tra il pontefice e Cesare, senza saputa di Ceures il quale insino a quel tempo aveva avuto in lui somma autoritá, e il quale opportunamente morí quasi ne’ medesimi dí, confederazione a difesa comune, eziandio della casa de’ Medici e de’ fiorentini: con aggiunta [di] rompere la guerra nello stato di Milano, in quegli tempi e modi che insieme convenissino: il quale acquistandosi, restasse alla Chiesa Parma e Piacenza, che le tenesse con quelle ragioni con le quali le aveva tenute innanzi, e che, atteso che Francesco Sforza, che era esule a Trento, pretendeva ragione nello stato di Milano per la investitura paterna e per la rinunzia del fratello, che acquistandosi fusse messo alla possessione, obligati i collegati a mantenervelo e difendervelo; che il ducato di Milano non consumasse altri sali che quegli di Cervia: permesso