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libro quartodecimo - cap. i 79

spendere o nel donare misura o distinzione, non solo aveva in breve tempo dissipato con inestimabile prodigalitá il tesoro accumulato da Giulio, ma avendo, delle espedizioni della corte e di molte sorte di offici nuovi, escogitati per fare danari, tratto quantitá infinita di pecunia, aveva speso tanto eccessivamente che era necessitato continuamente a pensare modi nuovi da sostenere le profuse spese sue; nelle quali non solamente perseverava ma piú presto augumentava. Non aveva stimoli di fare grandi alcuni de’ suoi; e se bene lo tormentasse il desiderio di recuperare Parma e Piacenza e di acquistare Ferrara, nondimeno non parevano cagioni bastanti a indurlo a rivolgere sottosopra lo stato quieto del mondo, ma piú presto a temporeggiare e ad aspettare l’opportunitá e le occasioni. Ma è vero quello che si dice: non hanno gli uomini maggiore inimico che la troppa prosperitá, perché gli fa impotenti di se medesimi, licenziosi e arditi al male e cupidi di turbare il bene proprio con cose nuove. Lione, costituito in tale stato, o riputandosi a grande infamia lo avere perduto Parma e Piacenza, acquistate con tanta gloria da Giulio, o non potendo contenere lo appetito ardente allo acquisto di Ferrara o parendogli, se moriva senza avere fatto qualche cosa grande, lasciare infame la memoria del suo pontificato, o dubitando, come diceva egli, che i due re, esclusi ciascuno dalla speranza di averlo congiunto seco e per questo poco abili a offendersi insieme, condiscendessino finalmente tra loro a qualche congiunzione che fusse a depressione della Chiesa e di tutto il resto d’Italia, o sperando, come io udi’ poi dire al cardinale de’ Medici conscio di tutti i suoi secreti, cacciati i franzesi di Genova e del ducato di Milano, potere poi facilmente cacciare Cesare del reame napoletano, vendicandosi quella gloria della libertá d’Italia alla quale prima aveva manifestamente aspirato l’antecessore (cosa che non potendo succedere a Leone con le proprie forze, sperava, mitigato prima in qualche parte l’animo del re di Francia con eleggere qualche cardinale desiderato da lui e col dimostrarsi pronto a concedergli delle altre grazie, indurlo a dargli aiuto contro a Cesare,