Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/69


libro tredicesimo - cap. xiv 63

ardentissimi il ducato di Borgogna, il quale occupato da Luigi undecimo per l’occasione della morte di Carlo duca di Borgogna, avolo materno del padre di Cesare, aveva sempre tormentato l’animo de’ successori. Né mancavano stimoli o cause di controversie per cagione del ducato di Milano, del quale non avendo il presente re, dopo la morte di Luigi duodecimo, ottenuta né dimandata la investitura, e pretendendosi molte eccezioni alle ragioni che gli nascevano della investitura fatta allo antecessore e di invaliditá e di perdita di ragioni, era bastante questo a suscitare guerra tra loro. Nondimeno, né i tempi né l’opportunitá consentivano che per allora facessino movimento: perché, oltre che a Cesare era necessario ripassare prima in Germania, per pigliare in Aquisgrana, secondo l’uso degli altri eletti, la corona dello imperio, si aggiugneva che, essendo ciascuno di loro di tanta potenza, la difficoltá dello offendersi l’uno l’altro gli riteneva dallo assaltarsi se prima non intendevano perfettamente la mente e la disposizione degli altri príncipi, e specialmente (se si avesse a fare guerra in Italia) quella del pontefice. La quale, recondita dalle simulazioni e arti sue, non era nota ad alcuno e forse talvolta non resoluta in se medesimo: benché, piú presto per non avere occasione di negargliene senza offendere gravemente l’animo suo che per libera volontá, avesse dispensato Carlo ad accettare la elezione fattagli dello imperio, contro al tenore della investitura del regno di Napoli; nella quale, fatta secondo la forma delle antiche investiture, gli era proibito espressamente.


XIV

Aspirazione del pontefice all’acquisto di Ferrara. Il vescovo di Ventimiglia muove con milizie con il disegno occulto di dar l’assalto alla cittá. Ragione del fallimento dell’impresa. Scioglimento dell’esercito.

Conservavasi adunque Italia in pace per queste cagioni: benché nella fine di questo medesimo anno il pontefice tentasse di occupare la cittá di Ferrara, non con armi manifeste