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libro tredicesimo - cap. x | 47 |
reputato da tutti il pericolo incerto e molto lontano, e appartenente piú agli stati dell’uno che dell’altro, ed essendo molto difficile e che ricercava tempo lungo l’introdurre uno ardore e una unione tanto universale, prevalevano i privati interessi e comoditá: in modo che queste pratiche non solo non si condusseno a speranza alcuna ma non si trattorono se non leggiermente e quasi per cerimonia: essendo anche naturale degli uomini che le cose che ne’ princípi si rappresentano molto spaventose si vadino di giorno in giorno in modo diminuendo e cancellando che, non sopravenendo nuovi accidenti che rinfreschino il terrore, se ne rendino in progresso di non molto tempo gli uomini quasi sicuri. La quale negligenza alle cose publiche, e affezione immoderata alle particolari, confermò piú la morte che succedette, non molto poi, di Salim: il quale, avendo per lunga infermitá sospesi gli apparati della guerra, consumato finalmente da quella, passò all’altra vita, lasciato tanto imperio a Solimanno suo figliuolo; giovane di etá ma riputato di ingegno piú mansueto e di animo, benché gli effetti dimostrorono poi altrimenti, non acceso alla guerra.
X
Nel quale tempo tra il pontefice e il re di Francia si dimostrava grandissima congiunzione. Perché il re dette per moglie a Lorenzo suo nipote la damigella di Bologna, nata di sangue molto nobile, e con entrata di scudi diecimila, parte donatagli dal re parte appartenentegli del patrimonio suo; ed essendo nato al re uno figliuolo maschio, richiese il pontefice che lo facesse tenere al battesimo in nome suo. Per la quale cagione Lorenzo, che si ordinava per andare a sposare la nuova moglie,